Lo sappiamo tutti, ormai, che non possiamo tornare dal nostro viaggio senza aver acquistato del tè da portare con noi. E così oggi ci siamo fatti accompagnare in un posto che si presenta ai nostri occhi come la casa del tè, che contiene tanti piccoli ambienti, “stanze” del tè, dove ci si accomoda, si chiacchiera, si degusta, si discute, si gioca anche a carte o a dama. Siamo stati “cinesi da tè” per un pomeriggio tutto dedicato a bere, sorsi su sorsi, diversi tipi di tè che ha definitivamente ipnotizzato le nostre pupille gustative.
A dire il vero, siamo stati rapiti dapprima dal potere della vista, poi dall’incantesimo dell’odore e infine da quello più potente: il sapore. Il nostro corpo, dunque, ha attraversato tutti questi passaggi, che messi insieme ci hanno trasmesso il fascino di una cerimonia e della passione per questa sostanza dalle mille foglie, dalle cento sfumature e odori.
Passione e professionalità, come nelle mani sapienti della fascinosa signora che ci ha accompagnato in questo percorso: ritta sulla schiena, vestita di un nero potente, con gli occhi grandi e sensibili ad ogni parola che il figlio del Maestro traduceva, è stata con noi per tutto il tempo della degustazione (all’incirca due ore), seduta su una seggiola più bassa della nostra, pronta a maneggiare con delicatezza e cura tazzine, filtri, teiere, vassoi. La signora del tè ha rapito la nostra attenzione sempre, ogni qualvolta un nuovo tipo di tè veniva preparato e versato nelle nostre tazzine. Come una sacerdotessa del gusto, infine, ha preparato nuovi infusi (sono stati all’incirca una decina i tè che abbiamo sorseggiato) per lasciarci assaporare il tè nero, il rosso, il verde, delle più svariate qualità e lavorazioni, ognuno con un retrogusto così particolare che ci ha spinto infine, ad una lenta e meditata riflessione per gli eventuali acquisti.
È per tutto questo che già desideriamo di ritornare ancora una volta a sedere nella stanza del tè.