La capitale della Cina ha una storia imperiale che oggi abbiamo scoperto gradualmente, da vicino, attraverso una guida, Liu Ming, che ci ha accompagnato in due mete turistiche da non perdere: il Tempio del Cielo e la Città Proibita.
Scortati da un autista tutto per noi, con un pulmino da touring da fare invidia ai giapponesi che visitano Roma, siamo usciti dal nostro albergo di buon mattino, entusiasti di visitare un binomio architettonico davvero eccezionale. Il Tempio e la Città, infatti, accolgono oltre 100.000 visitatori stranieri al giorno e mostrano agli occhi del turista gli aspetti fondanti del potere delle dinastie cinesi: quello spirituale, tracciato nella stupefacente architettura del Tempio del Cielo, uno spazio circondato da circa 275 ettari di terreno e quello imperiale, materializzato nella Città Proibita, dalle migliaia di stanze per l’imperatore.
La prima struttura visitata è stata il Tempio del Cielo. Passato all’immaginario degli appassionati di arti marziali come il sito dove i cinesi si recano in massa a praticare taiji quan e dove alcuni maestri dispensano pillole di saggezza (fra tali maestri, Chen Yu, che pare si rechi al Tempio nelle mattinate del week end), questo Tempio si presenta ai visitatori con diverse aree, alcune strettamente architettoniche, altre caratterizzate dalla presenza di un’area verde maestosa, con boschi di ginepri, di cui alcuni con tronchi secolari distinti da due etichette: le verdi per indicare un’età inferiore ai 500 anni, le rosse per quelli over 500! Un luogo della storia, dunque, che ha provato a sintetizzare devozione, spiritualismo, natura, potere. Al Tempio l’imperatore si recava per le sue preghiere, per i suoi auspici, entrando ad esempio al Tempio del Sole per rivolgersi alle forze della luce, o a quello della Luna, per rivolgersi a quelle del buio. Una dualità, questa, che può essere rintracciata e unificata nella struttura generale del Tempio del Cielo, che mostra costruzioni circolari o lineari, con altari di diverse altezze, primo fra tutti quello principale, caratterizzato da un foro centrale considerato il “Centro del Mondo” e preda di turisti intenti a fotografarsi in piedi su tale area, per sentire la propria voce ritornare dai propri piedi grazie all’effetto di una eco inimmaginabile. “Salire” al Centro del Mondo è stato per noi emozionante e suggestivo, rapiti da un’atmosfera di spiritualità difficile da rendere con parole; riflettere sulla costruzione di quest’opera è stato come fare un’immersione profonda nelle radici della cultura cinese, riflettendo ad esempio sul valore fondamentale del numero nove (ritenuto il numero perfetto, che abbiamo ritrovato – da solo o con i suoi multipli – in tutte le scale) o sulla combinazione e rappresentazione di linearità e circolarità, pieno e vuoto, durezza e morbidezza, tutti elementi che investono efficacemente il nostro taiji quan.
Conclusa la visita al Tempio, ci siamo spostati verso la Citta Proibita, sfiorando con gli occhi la piazza Tienanmen, fulcro e motore della “cinesità nazionale”, dell’orgoglio e della grandezza di questa gente d’Oriente, mentre per noi occidentali la stessa piazza è spesso sinonimo di repressione culturale legata ai fatti del 1989. La nostra guida ci ha subito invitato a considerare la Città Proibita come il luogo dalle 10.000 stanze meno una, ovvero 9.999. E così, dal momento che il nove è da ritenersi il numero perfetto, abbiamo iniziato ad esplorare la più grande struttura imperiale non solo dell’Oriente, ma della storia dell’umanità. Visitare la Città Proibità significa poter immaginare in diretta la vita ordinaria e straordinaria – con tutte le sue funzioni – dell’imperatore, sia per il versante privato che per quello pubblico. La struttura è infatti distinta in un’area definita ‘pubblica’ e una ‘privata’; la pubblica era destinata a cerimonie e funzioni amministrative, di governo e di diplomazia, mentre quella privata conteneva segretamente gli aspetti di una vita imperiale che oggi definiremmo da film (fra tutti, l’area destinata alla vita intima e sessuale dell’imperatore, che attraversava le terre dell’Impero fino a scegliere tremila concubine da portare fra le sue dimore personali). Fra dimore e sale, sottotetti dalle molteplici decorazioni, iscrizioni su legno, troni e statue in metalli pregiati rappresentanti draghi, leoni, arabe fenici e una sorta di tartaruga, il nostro viaggio attraverso la Città Proibita ci ha rapito per oltre due ore l’immaginazione, portandoci nel cuore della rappresentazione di un impero dalle dinastie e dal carattere estremamente maestoso e imponente.